Bot: quando il futuro viene dal passato

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Facebook Messenger Bots

Tutti guardano Telegram. Ma cos’è?
Telegram è uno dei principali rivali di Whatsapp nel mondo della messaggistica istantanea, che grazie alle sue features si differenzia nel mercato, ormai saturo.
Supergruppi, supporto alle GIF, invio di qualsiasi tipo di file (Whatsapp ha da poco provveduto a prendere in prestito questa funzionalità), sono solo alcune delle peculiarità grazie alle quali Telegram è riuscito a conquistare la sua cerchia di fedelissimi. Ma ciò che più di ogni altra cosa viene decantato di Telegram, è il supporto ai bot.

Per molti questo termine non suonerà nuovo. I bot, infatti, erano molto popolari già ai tempi di MSN (piattaforma di messaggistica di Microsoft, soppiantata poi da Skype) capitanati dalla storica Doretta82, che chiunque abbia avuto il piacere di fruire di MSN avrà insultato almeno una volta nella vita. Inevitabile. Il bot altri non è che un risponditore automatico. Tu provi a dire “Ciao”, e lui risponde “Ciao, come va?”, e la conversazione può andare avanti fino allo sfinimento, lui di certo non mollerà. Il bot impara conversando con te. Più la gente parla con il bot, più il bot “assorbe” risposte e sarà in grado di argomentare meglio la successiva volta che gli sarà posto quel determinato quesito. Nulla di nuovo sotto il sole.

C’è stato poi un tempo in cui i bot sono spariti. Certo, qua e là in rete è sempre possibile incappare in qualche intelligenza artificiale, ma stiamo parlando di internet, cosa non riuscireste a trovarvi? E alla fine arriva Telegram, che li riporta in auge rilasciando una API dedicata agli sviluppatori, ai fini di poter creare bot in maniera semplice ed intuitiva, senza la necessità di appoggiarsi su un server proprietario dedicato (come invece avveniva sino ad oggi nella gran parte dei casi). E via di bot, di nuovo. Ce ne sono di ogni genere, ad oggi. C’è il bot che ti dice che tempo fa, il bot che ti segnala nuovi contenuti su Netflix, il bot che semplicemente conversa con te come se fosse un amico. Molti di questi bot funzionano addirittura nei gruppi con più persone, permettendone l’attivazione attraverso determinate parole “trigger”.

Facebook osserva molto la concorrenza, non si lascia sfuggire nulla. Già quando Google+ tentò di competere, Facebook prese in prestito tutte le migliori funzionalità da esso presentate, garantendosi l’approvazione degli utenti che ponderavano il trasloco. E anche questa volta Facebook ha osservato con lungimiranza, annunciando le API bot per la sua piattaforma Messenger, del tutto simili a quanto già presente su Telegram.

E così, sarà possibile conversare di nuovo con i bot, proprio come ai vecchi tempi.

Viva il passato che torna.

http://bit.ly/1Sqq6tS

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